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26/11/2017Intorno alla scomparsa e alla morte di Santiago Maldonado ha aleggiato fin da subito lo spettro del crimine di Stato, delitto che viene commesso «dall’apparato statale per difendere gli interessi dei grandi capitalisti e perciò viene coperto e giustificato». A spiegarlo, in una interessante nota pubblicata da La Izquierda Diario il 16 novembre scorso, sono state Myriam Bregman, deputata Pts/Frente de la Izquierda della Ciudad Autonoma de Buenos Aires1 e Gloria Pages, componente del Centro de Profesionales por los Derechos Humanos (CeproDh) e sorella di un Desaparecido.
«Nella società capitalistica», scrivono, «le forze di sicurezza sono il braccio armato dello Stato ed è grazie a esse se questo può mantenere un inflessibile controllo sociale. Tali forze repressive sono essenzialmente al servizio dei grandi proprietari terrieri, dei grandi impresari, e ne difendono le enormi proprietà. Gli interventi costrittivi aumentano in caso di manifestazioni o rivendicazioni in cui questo dominio viene messo in discussione».
Bregman e Pages ricordano il recente rifiuto apposto dal giudice Guillermo Gustavo Lleral e dalla procuratrice Silvina Avila alle richieste della famiglia2 e sottolineano come non sia affatto casuale che tutte le aspettative siano state concentrate sui risultati definitivi dell’autopsia, attesi per venerdì 24 novembre, «isolandola dall’atto repressivo che condusse Santiago in quel luogo […] e dalla stessa indagine». La vigliacca manipolazione dei media, in questa operazione, è stata – ed è – fondamentale. Nell’articolo de La Izquierda Diario le autrici ricordano le recenti parole pronunciate da Elisa Carriò, una delle portavoci del governo («Il corpo parlerà»), non tanto per cercare la verità «quanto per tentare di distogliere l’attenzione dalle responsabilità del governo». Perchè dal ministero di Sicurezza è arrivato l’ordine di lavare i mezzi usati nell’operativo prima che fossero sottoposti alle perizia del giudice? Perchè il funzionario Pablo Noceti non ha voluto far esaminare il suo cellulare, minacciando perfino di romperlo pur di evitare questo? Perchè sono stati distrutti i beni dei membri della comunità Mapuche durante il rastrellamento di agosto?
Stiamo parlando di un governo che, fin dal suo insediamento, ha bloccato le lancette dell’orologio della giustizia sul fronte dei Diritti umani e delle istituzioni democratiche e, contemporaneamente, alzato il livello della violenza. Nella scomparsa e nella morte di Santiago sono implicati in tanti, non solo gli autori materiali ma anche chi ha coperto e pianificato tutto: come Noceti, «che ha letteralmente ordinato una caccia ai Mapuche e ha chiamato la retata del 1 agosto una azione antiterrorista»; come Gonzalo Canè, il funzionario del ministero della Sicurezza che ha redatto «per il governo un rapporto di 36 fogli la cui copertina recita: R.A.M. Resistencia Ancestral Mapuche. Gendarmeria 2017” e lo ha inserito nel dossier 8233/17 (habeas corpus)». Come Patricia Bullrich, la ricca e contestata ministra ex montonera, che ha ritenuto di non dover separare i gendarmi al centro dei sospetti, considerato che – come hanno ben sottolineato le due attiviste per i Diritti umani – Santiago è indiscutibilmente morto durante una azione della Gendarmeria. Eppure alcun gendarme è stato indagato.
In questo articolato piano per l’impunità, perchè di ciò si tratta, di occultamento e di negazione predisposto dallo Stato argentino e da alcuni mezzi di informazione3, nulla è stato lasciato al caso. Bregman e Pages inquadrano l’attività in quelle che la criminologia definisce “tecniche di neutralizzazione4”, vale a dire le strategie che consentono di giustificare la negazione e la copertura di un crimine politico, di attenuare il suo “peso” e di annullare determinati precetti e valori che, altrimenti, porterebbero alla sua condanna.
Sono pratiche che ogni crimine di Stato mette puntualmente in campo. Lo hanno fatto per esempio nell’ultima dittatura civico-militare e anche immediatamente dopo, con la promulgazione delle leggi del Punto finale5, dell’Obbedienza dovuta6, e con gli indulti che hanno liberato criminali e genocidi. Nel processo di neutralizzazione si afferma che le cose non sono accadute o non sono andate così come vengono descritte: nel caso di Santiago si è detto, per quasi tre mesi, che «non stava in quel luogo ma probabilmente in Cile».
L’operazione di neutralizzazione messa in atto dallo Stato argentino in questa vicenda è quasi da manuale. Capiamo perchè dall’analisi di Bregman e Pages.
1) La negazione delle responsabilità è emersa fin dal primo momento con la difesa “senza se e senza ma” della Gendarmeria da parte di Patricia Bullrich; così come la negazione della scomparsa e della morte del giovane attivista, manifestata con la falsa pista delle ferite mortali infertegli da un puestero.
2) La negazione del danno provocato e la negazione della vittima, prima con le parole di Bullrich e poi con quelle dei funzionari Daniel Barneris e Gonzalo Canè. Tutti hanno negato la presenza di Santiago nella Lof di Cushamen. Insistente è stato inoltre il loro no anche al riconoscimento della sua morte per mano della Gendarmeria, preferendo puntare sulla notizia dell’annegamento nel rio Chubut (senza tuttavia accennare ai motivi per cui il ragazzo era stato obbligato a raggiungerlo, considerato il suo timore per l’acqua). Come se non bastasse, le istituzioni hanno puntato a screditare la vittima presentandola come “terrorista del Ram”, come autore di un blocco stradale etc. così da rendere accettabile il delitto commesso.
3) Anche la condanna di coloro che condannano è una tecnica comune a tutti i delitti di Stato. Ha come obiettivi i famigliari delle vittime, chi lotta per la giustizia e la verità, gli organismi per i Diritti umani. Nel caso di Santiago è stata messa in atto attraverso lo spionaggio illegale della famiglia, degli organismi dei Diritti umani e dei Mapuche da parte della stessa Gendarmeria, sotto gli occhi della “Giustizia”.
A completare il quadro vi sono quelli che Bregman e Pages chiamano “giochetti” messi in campo per raggiungere lo scopo. Citando lo studio “Estados de negación. Ensayo sobre atrocidades y sufrimiento”7, illustrano il messaggio che gli apparati dello Stato vogliono far passare: tutti (coloro che stanno dall’altra parte, cioè) mentono. Lo fanno perchè hanno un qualche interesse politico nello screditare – così hanno fatto con la famiglia Maldonado -, o perchè non sono super partes o, ancora, perchè appartengono a una forza politica di opposizione. E’ a seguito di questa campagna di diffamazionese l’opinione pubblica si è trovata alle prese, in questi mesi, con versioni sempre più diverse e fantasiose dei fatti: Santiago ha attraversato il fiume ed è scomparso; Santiago è in Cile; Santiago è stato ucciso da un puestero; hanno visto Santiago mentre faceva l’autostop a San Luis con i capelli corti, eccetera.
Molto attivo in questo tipo di operazioni è l’assessore ecuadoregno di Cambiemos Jaime Duràn Barba8 il quale, in una intervista a Perfil, ha condensato tutti i meccanismi di neutralizzazione e negazione visti sopra. Ha screditato i testimoni della comunità Mapuche e attaccato con una certa ferocia la famiglia di Santiago, definendola una «famiglia militante, che sta contro il governo e contro il sistema», con la quale «non c’è possibilità di diventare amici. Se Mauricio manda loro un saluto, lo rifiutano lo stesso9». Per Patricia Bullrich ha invece usato parole di stima e comprensione: «È il capo della Gendarmeria10 […] e doveva essere solidale con i suoi subordinati, che sono la principale forza che lotta contro il narcotraffico e stanno svolgendo un lavoro fantastico…».
In un successivo editoriale, ancora su Perfil11, lo stratega della campagna presidenziale di Macri ha ribadito di nuovo ciò che il governo pensa (e vuole che si pensi) sui Mapuche. Ha ribadito la (falsa) appartenenza dei componenti di Pu Lof en Resistencia di Cushamen alla Resistencia Ancestral Mapuche (la quale, a suo dire, sta a metà strada tra i peruviani Sendero Luminoso e i brasiliani Canudos), ha sostenuto di coglierne una natura che «nulla ha a che vedere con la tradizione indigena ma è solo una espressione rustica di un marxismo razzista che nulla c’entra con la filosofia di “don Carlos”». Ha definito il loro processo di recupero delle terre una «invasione», ha insinuato che quell’insediamento venga da loro usato per chissà quali altri scopi poiché «non lavorano la terra e tengono pochi animali». A suo dire «nella comunità Lof tutto è segreto […] non
ci sono riconoscimenti legali da parte delle autorità argentine, che loro considerano nemici […] I suoi guerrieri si vestono di nero e indossano maschere, non si conoscono le loro identità, le loro nazionalità, né si sa quanti sono.[…] Il territorio è controllato in maniera serrata da uomini armati che ogni giorno, a rotazione, occupano sei punti di vigilanza. A circa 100 metri dall’ingresso del campo c’è un altro posto di vigilanza che garantisce il controllo visivo della Ruta 40; molto vicino c’è un altro luogo di controllo che sta a 60 metri da dove è stato trovato il corpo di Santiago Maldonado. È sempre ben custodito». È tornato poi sui testimoni che avrebbero visto alcuni agenti della Gendarmeria colpire Maldonado e caricarlo poi su una delle camionette: da perfetto neutralizzatore, lo
sprezzante Barba li ha definiti «falsi testimoni. Quando è riapparso il corpo di Maldonado non aveva alcun segno di violenza. Non è stato mai aggredito da nessuno. Con queste dichiarazioni hanno mentito agli organismi che dicono di difendere i Diritti umani e che alle organizzazioni internazionali hanno raccontato che il governo Macri ha fatto sparire Maldonado… una accusa folle che ha solo danneggiato il Paese». Come è evidente, la fabbrica della manipolazione continua a lavorare a pieno regime.
1 Myriam Bregman è attivista per i Diritti Umani, avvocato difensore dei lavoratori. Segue il caso della Desapariciòn en democracia del coraggioso Julio Lopez, nel 2006.
2 I Maldonado hanno richiesto di annettere alla squadra di investigatori alcuni esperti superpartes provenienti dalle università nazionali. L’obiettivo di tale richiesta, avvallata e promossa dalla Comisiòn Interamericana de Derechos Humanos e dall’Onu era di esaminare con attenzione, e rapidità, il luogo in cui il ragazzo è stato ritrovato cadavere lo scorso 17 ottobre. Probabilmente, ha commentato Sergio, Lleral ha ritenuto sufficiente il lavoro svolto dagli “ausiliari della Giustizia” (come egli definisce le forze di sicurezza: Polizia Federale e Prefettura), dipendenti, come la Gendarmeria, dal ministero retto da Patricia Bullrich.
3 Questi mezzi di comunicazione creano e diffondono le notizie “utili” avvalendosi anche delle opinioni delle cosiddette “personalità esperte”, presentate come voci disinteressate. Le loro affermazioni, che il più volte disinteressate non sono, contribuiscono alla costruzione di un racconto il cui obiettivo è essere riconosciuto dall’opinione pubblica come “la verità” per giustificare le azioni dello Stato.
4 Tratte dallo studio di David Matza e Gresham Sykes “A Theory of deliquency”, 1957
5 La legge 23.492 Punto final (1986), recita testualmente: «[…] verranno estinte le azioni penali rivolte contro tutte le persone che abbiano commesso delitti vincolati all’instaurazione di forme violente di azione politica fino al 10 dicembre 1983».
6 La legge 23.521 Obediencia debida (1987) sollevava da ogni responsabilità (senza ammettere prova contraria) quegli appartenenti alle forze armate che nel periodo del Processo di riorganizzazione nazionale avevano commesso delitti e crimini contro l’umanità. Questa legge, come quella del Punto final, è stata dichiarata incostituzionale.
7 “States of Denial: Knowing about Atrocities and Suffering” di Stanley Cohen, 2001.
8 Consulente d’immagine di Mauricio Macri, ha sempre consigliato al presidente la strategia dell’ottimismo (sugli argomenti difficili, che non piacciono alla gente, e sull’economia) come nuovo modo di fare politica.
9 Si riferisce alla chiamata fatta lo scorso ottobre da Macri alla madre di Maldonado dopo il ritrovamento del corpo e due giorni prima delle elezioni.
10 Nell’editoriale di qualche giorno dopo la definisce «una ministra valorosa e incorruttibile» (sorvolando, ovviamente, sul gran numero di parenti che lavorano per lo Stato argentino: dal figlio Francisco Langieri Bullrich al figlioccio, attore di telenovelas, Pedro Cernadas, dalla cognata Ana Gazcón Aráoz al figlio di lei, Santiago Bullrich).
11http://www.perfil.com/columnistas/realidad-e-ideologias-el-caso-maldonado.phtml