Lotta Mapuche. Mariqueo, il segretario dell’organizzazione inglese: «In Argentina governo e proprietari delle terre dei Mapuche vìolano accordi internazionali»
25/04/2018Lo Stato argentino non sostiene le accuse di Benetton contro i Mapuche. Il pubblico ministero: “Prove troppo deboli”. La sorpresa (e la gioia) degli accusati
09/05/2018Mentre in Europa i Benetton continuano ad investire in business sempre più sfiziosi e remunerativi (da Autogrill ad Atlantia, dai negozi United Colors all’immobiliare, dalle assicurazioni alle telecomunicazioni etc), nella lontana Patagonia uomini a loro legati continuano ad intimidire i Mapuche del Chubut che tre anni fa – era il 13 marzo 2015 – hanno “recuperato” una piccola porzione dell‘immensa estancia in località Leleque1 di cui i Benetton sono proprietari. L’ultimo brutale episodio è stato denunciato l’altro ieri da alcuni membri della Pu Lof en Resistencia di Cushamen. https://ia801501.us.archive.org/13/items/MDL030518Martineano/MDL_03_05_18_martineano.mp3
Martedì sera la Polizia provinciale del Chubut, armata, e impiegati della estancia Leleque sarebbero entrati nel territorio occupato dalla piccola comunità indigena, avrebbero minacciato chi si trovava nei pressi, quindi sparato qualche colpo e incendiato la minuscola baracca fatta con assi di legno che i membri della comunità utilizzavano come posto di guardia – la casilla de guardia – . L’aggressione, secondo quanto raccontato dai Mapuche, è avvenuta alcuni giorni dopo un tentativo (fallito) di irruzione armata nel territorio recuperato, e pochi giorni prima di due eventi cruciali per la comunità di Cushamen: lo svolgimento della relazione peritale che, oggi, deve determinare la responsabilità della Polizia del Chubut nell’attacco dell’11 gennaio 2017 alla Lof (concluso con il ferimento di due persone) e l’udienza preliminare prevista per lunedì 7 maggio nell’ambito del processo per usurpazione scaturito da una querela della ricca dinastia di Treviso. La comodorense Liliana Ivanoff dell’Asociacion de Abogados/as de Derecho Indìgena nonchè legale del lonko Facundo Jones Huala2 e dei giovani feriti un anno e quattro mesi fa, ha dichiarato alla giornalista di Pagina/12, Adriana Meyer, che si tratta, «purtroppo, di persecuzioni continue da parte della Polizia del Chubut e della gente di Benetton»: azioni, queste, che impedirebbero il normale proseguimento della giustizia in una causa che ha, sul banco degli imputati, la Polizia stessa. «L’attacco si spiega sia con l’abituale ostilità della Polizia e della estancia di Benetton contro il popolo Mapuche, sia con l’ “inquinamento” del clima in vista delle due misure giudiziarie chiave». A proposito dell’udienza di lunedì prossimo, la portavoce della comunità di Cushamen, Soraya Maicoño, ha anticipato che in Tribunale porterà piani dettagliati, fotografie e testimonianze di vecchi abitanti del luogo recuperato nel 2015 in grado di dimostrare come quella terra appartenesse alla Colonia Aborigen Pastoril Cushamen, concessa alla fine dell’Ottocento – al termine della Campaña del Desierto – dallo Stato argentino al lonko Miguel Nancuche Nahuelquir. «Dimostreremo che Benetton l’ha usurpata», ha detto Maicoño al sito La Retaguardia, precisando tuttavia che il clima di impunità che si respira è talmente radicato da consentire ai dipendenti di Benetton e alla Polizia di «entrare e sparare una volta contro donne e bambini, un’altra volta a incendiare […]. La nostra gente riconosce chi viene qui insieme con la Polizia: è gente della estancia, si conoscono, sono della zona». Secondo quanto riportato dal giornale Rio Negro, la Polizia del Chubut avrebbe smentito di aver preso parte all’incendio intenzionale della casilla di guardia, luogo a dir poco fondamentale per ricostruire gli ultimi momenti di vita di Maldonado.
1 E’ il luogo dove lo scorso agosto l’attivista Santiago Maldonado aveva lasciato il proprio zainetto prima di scappare verso il rio Chubut, insieme con altri giovani Mapuche, per sfuggire ai lanci di pietre e ai proiettili sparati dalla Gendarmeria nacional. Il suo corpo senza vita è stato trovato mesi dopo proprio in quel fiume. Pochi giorni fa il ministero di Sicurezza argentino ha richiesto alla giustizia federale di cambiare il titolo di reato (che attualmente è sparizione forzata) su cui si sta indagando ma la famiglia Maldonado, attraverso la sua legale, Veronica Heredia, fa sapere che non esistono cause oggettive per cambiarlo.
2 Detenuto ad Esquel dal luglio 2017, è in attesa che la Suprema Corte definisca la sua estradizione in Cile.