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07/06/2021Sostenibilità ambientale. Ecco la mia Casa dei pesci per salvare il mare
26/06/2021Non servono immensi auditorium o affollate sale delle assemblee plenarie per dialogare intorno ai diciassette obiettivi individuati dall’Onu per salvare il pianeta e l’umanità entro il prossimo 2030: sono sufficienti marciapiedi, mercati rionali, parchi, antichi acquedotti e un paio di scarpe buone per esplorarli camminando, utilizzando lo stesso metodo peripatetico, cioè, con cui Aristotele, Rousseau o Nietzsche stimolavano i loro pensieri. Attraverso l’osservazione, l’ascolto e l’approfondimento – in questo caso degli obiettivi per la crescita sostenibile -, e grazie al confronto con i luoghi, anche abbandonati, e con le persone, è infatti possibile cominciare a tracciare nuovi paradigmi di sviluppo capaci di stimolare la resilienza nella società, di promuovere lo scambio di conoscenze e di relazioni tra le comunità del territorio, di utilizzare socialmente e creativamente le tecnologie della comunicazione (come, ad esempio, geoblog, podcasts e streaming web radio) per produrre nuovi interessanti strumenti. A ideare questi format, inquadrati nel progetto Soft Science – omaggio alle “scienze molli” o “soffici” –, vincitori di Eureka! Roma e promossi da Roma Culture è il docente di Tecnologie digitali e processi cognitivi Carlo Infante, ex giornalista, ex “indiano metropolitano”, esperto di Performing media e di laboratori di comunità nonché fondatore dell’associazione Urban Experience.
«Attraverso i walkabout, termine che identifica una precisa modalità di movimento (camminare o passeggiare in giro e a tema, apprendendo dappertutto), le persone danno vita ad osservazioni partecipate e ad esplorazioni psico-geografiche dei luoghi noti e meno noti delle città: in fondo», spiega, «la conversazione è uno scambio verbale che ognuno di noi conosce e tuttavia con i sistemi radio il processo si fa differente; parlare camminando permette di scoprire spazi e situazioni con uno sguardo condiviso, accrescendo conoscenza e consapevolezza». E’ una sorta di scuola nomade per “sciami” di persone, continua Infante, che tocca le tante identità di Roma, città complessa e viziata dove, però, «grazie all’infrastruttura cattolica che essa contiene, viene garantito il rispetto del bene comune».
Diciassette sono stati gli incontri organizzati la scorsa primavera in diciassette aree urbane diverse, ciascuna delle quali declinata secondo il tema connesso ad uno specifico obiettivo: Povertà; Cibo; Salute; Istruzione; Parità di genere; Acqua pubblica; Energia pulita; Lavoro; Innovazione digitale; Diseguaglianze; Smart communities; Economia circolare; Emergenza Climatica; Mare; Biodiversità; Giustizia e Legalità; Partnership.
«Per il primo walkabout, sulla Povertà», racconta Carlo Infante, che è stato anche conduttore radiofonico Rai, «abbiamo visitato insieme al vicedirettore della Pastorale sociale della Diocesi romana, Oliviero Bettinelli, l’ex pastificio Pantanella, un grande edificio occupato negli anni Novanta da circa tremila extracomunitari sostenuti da don Luigi Di Liegro, testimone di pace, vero santo sociale e promotore, nel 1974, dello storico convegno sui mali di Roma. Per quello sul Mare, insieme agli studenti del master internazionale sulla Complessità Urbana dell’Università La Sapienza, abbiamo passeggiato lungo il Tevere, il fiume che connette la città al mare: nell’antica Roma era un’arteria preziosa anche perché navigabile mentre oggi non abbiamo nemmeno più la percezione di esso come fiume. Il goal Onu sull’Acqua pubblica ci ha poi portati a percorrere il corso dell’acquedotto Felice insieme agli studenti di una scuola media e alla Comunità Educante del VII Municipio, che mette insieme scuola, famiglie, associazioni e territorio creando in questo modo un’emblematica palestra di cittadinanza attiva». Camminare riflettendo diventa il “metodo” – parola che in greco significa “strada in cui si va oltre” o “strada che conduce alla verità” – che consente, allora, di imparare ad essere cittadini agenti e responsabili.
«Per approfondire l’obiettivo Onu numero 5, sulla Parità di genere, abbiamo coinvolto le volontarie del Centro antiviolenza di Roma Capitale, per quelli sul Climate Change, Smart communities ed Energia pulita ci hanno aiutato a ragionare gli studenti del corso di Scienze sulla sostenibilità de La Sapienza mentre, per il goal numero 16, sulla Pace, la Giustizia e le Istituzioni solide (da noi riassunto nel termine, forse spesso abusato, “Legalità”), abbiamo ascoltato in cuffia la voce di don Luigi Ciotti ed evocato il fondatore della storica Marcia per la Pace Perugia-Assisi, Aldo Capitini, esaminando il suo pensiero non violento gandhiano, il suo impegno antifascista e il suo importantissimo esperimento democratico chiamato “Centro di orientamento sociale”».
Monica Zornetta (Avvenire, 17 giugno 2021)