“Entanglement”. Intrecci sonori di Alessandro Zannier

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Ogni tanto il pop italiano ama stupire, e anziché comporre confortevoli melodie nazional-sentimental-popolari, mette in musica la complessità e la drammaticità del mondo che lo circonda: l’inquinamento, il clima, le pandemie, le guerre, le migrazioni, le fake news o l’iper-connessione globale. Ogni tanto il pop sceglie di non fermarsi al ritornello facile ma fa propri concetti filosofici e matematici molto articolati, se non, addirittura, complicati principi della meccanica quantistica.

Uno dei più interessanti esempi di pop contemporaneo colto e fuori dagli schemi è quello proposto da Alessandro Zannier, artista visivo apprezzato anche in Cina, musicista, scrittore, interprete e deus ex machina del progetto Ottodix con cui da anni sonda realtà virtuali ed active worlds e narra i mali che affliggono il nostro tempo, sviluppandoli in concept album elettronici (sette, fino ad oggi) e in concerti-performance.  Dopo la cancellazione di tredici date a causa della pandemia, solo da poco Zannier è tornato  a calcare i palcoscenici italiani insieme con la sua band di quattro elementi, con un quartetto d’archi e con i suggestivi visuals proiettati su una grande sfera luminosa.

«Faccio musica da molti anni ma è con gli ultimi cinque album (Le notti di Oz, Robosapiens, Chimera, Micromega ed Entanglement, pubblicato pochi mesi fa in piena pandemia di Coronavirus, ndr), che ho ampliato la mia ricerca, facendo interagire l’arte visiva con la musica e il linguaggio testuale con  principi della meccanica quantistica, con la fisica, la storia, la filosofia, l’astronomia, la geografia», spiega il poliedrico artista che  venerdì prossimo (9 ottobre) sarà al Mufant, il Museo della Fantascienza di Torino, per presentare il suo “Entanglement” in trio nell’ambito del summit di Italia smArt Community. Sabato, poi, si sposterà a Novara per un secret show.

«Se in Chimera ho cantato le utopie fallite del Novecento, realizzando su questo tema anche delle installazioni portate a Berlino, Marsiglia, Pechino e, successivamente, anche a Torino – il gigantesco gonfiabile “Chimera7: Little Boy, l’utopia dell’atomica”, ispirato alle tragedie di Hiroshima e Fukushima –, in Micromega ho affrontato un viaggio nella profondità della scienza: dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Come un Voltaire di quest’epoca così poco illuminata, ho viaggiato virtualmente tra le microparticelle, gli atomi, l’uomo, il pianeta terra, il sistema solare, per raccontare la realtà che viviamo: la natura, la tecnologia, l’etica ma anche le tensioni sociali, il fondamentalismo, la paura di ciò che non conosciamo, l’odio.

«Con questo disco, prodotto da Flavio Ferri dei Delta V, è arrivato anche il mio interesse per la divulgazione e così, insieme ad una serie di grandi installazioni portate in gallerie d’arte e università italiane ed estere, ho lavorato ad una piattaforma enciclopedica web presentata nel 2017 a Berlino», continua Zannier, spesso in contatto con Pechino dove, negli anni, ha esposto a diverse Biennali Italia-Cina anche a fianco di artisti come Michelangelo Pistoletto e Maurizio Cattelan. «Anche Entanglement è un viaggio, ma stavolta alla Jules Verne, cioè intorno al pianeta Terra, ai suoi mari, ai suoi continenti, alle sue isole remote: con questo lavoro, ancora una volta prodotto da Ferri, rifletto sull’iperconnessione del nostro mondo e sull’intreccio (che è poi il significato del termine Entanglement) delle cose, sull’immediatezza tra la causa e l’effetto e sulle grandi e profonde ripercussioni che ogni evento ha su ogni scala e ad ogni livello».

Monica Zornetta (Agorà-Avvenire, 7 ottobre 2020)