Innovazione. L’intelligenza artificiale per irrigare i frutteti. La startup del PoliMi fino al Corno d’Africa

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Forse non tutti sanno che il 70% dell’acqua consumata nel pianeta (4 mila miliardi di metri cubi) è utilizzata in agricoltura, in particolare per irrigare i campi. E’ una percentuale altissima, destinata a salire con l’incremento della popolazione e ad avere ripercussioni drammatiche soprattutto sulle future generazioni, alla luce di una progressiva diminuzione delle risorse e in assenza dello sviluppo di nuovi approcci di consumo smart, così come da diversi decenni raccomanda la Fao.

Spinti da questo, e dalla necessità di far risparmiare agli agricoltori non solo acqua ma anche tempo e denaro, mantenendo – e, se possibile, potenziando – la quantità e la qualità del prodotto coltivato, alcuni giovani ingegneri italiani laureati al Politecnico di Milano e riuniti nella start up Revotree hanno deciso di rimboccarsi le maniche e di rivoluzionare le tecniche d’irrigazione dei frutteti, dei vigneti e degli uliveti con l’intelligenza artificiale. E uno smartphone. E’ nato così un dispositivo, gestibile grazie ad una app, che permette di monitorare da remoto e in tempo reale parametri essenziali per le piante come, ad esempio, l’umidità del terreno, trasformandoli in azione. «L’agricoltore può a quel punto decidere, sempre da remoto, quanto e come irrigare, così da mantenere in perfetta salute le piante e risparmiare fino al 50% d’acqua», spiega Cosimo Calciano, ingegnere elettronico lucano e Ceo di Revotree. E’ sua l’idea di questo innovativo impianto di sensori e di sonde che permette, inoltre, di aumentare il potenziale di tracciabilità del prodotto e che nel giro di un anno e mezzo ha già varcato i confini nazionali approdando in Svizzera – grazie a una partnership con il Dipartimento di agricoltura del Cantone Di Ginevra – e nel Corno d’Africa. «La lampadina mi si è accesa un giorno mentre aiutavo mio padre nella nostra azienda agricola. Quando irrigava i frutteti, lui (così come gli altri agricoltori), esaminava lo stato del terreno con le mani, controllava le previsioni meteo e solo poi decideva che cosa fare. Ovviamente in questo modo finiva per sprecare moltissima acqua: pensate che per irrigare un frutteto ne vengono impiegati tre mila metri cubi per ettaro, la metà dei quali si perde; per una pesca ne servono 100 litri». Riscontrato questo, e accertato che il mercato non offriva prodotti con cui gestire una irrigazione sostenibile e low cost, Calciano ha coinvolto nel progetto alcuni giovani colleghi del Politecnico e, insieme, hanno sviluppato i primi prototipi e cercato i primi investitori. Attraverso un crowdfunding hanno raccolto 170 mila euro da 120 finanziatori, hanno venduto il prodotto a una ventina di aziende agricole italiane, sono entrati in Luiss EnLabs, uno dei più importanti acceleratori di start up d’Europa, , hanno attirato l’attenzione di Google, si sono aggiudicati l’Amazon Web Services Special Prize al Premio Gaetano Marzotto, sono stati selezionati – e ora supportati – dall’Unione Europea per il programma SME1 di Horizon 2020, «e a breve partiremo anche con un progetto in partnership con Sfera, l’azienda agricola toscana che gestisce la più grande serra idroponica high tech d’Italia. Stiamo crescendo molto e con una certa rapidità; continuiamo a cercare capitali poiché a fine anno andremo a lavorare su un aumento di qualche milione di euro. Non possiamo che essere orgogliosi dei risultati ottenuti», conclude Cosimo Calciano, «perchè il nostro è un prodotto complesso da realizzare e ci siamo riusciti da studenti, con pochi investimenti e senza avere la possibilità di accedere a prestiti o ad utilizzare i canali finanziari tipici delle aziende. Sappiamo che non risolveremo da soli il problema della scarsità d’acqua globale, ma se nel nostro piccolo riusciremo a rendere più etiche e sostenibili anche solo alcune imprese, sapremo di aver portato il mondo un passo più avanti nel cammino verso la sostenibilità ».