Jones Huala estradato in Cile con tempi e modi da boss del narcotraffico; ora teme possibili torture in carcere. Ignorata dal governo argentino la richiesta dell’Onu

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Alla fine Facundo Jones Huala è stato estradato (con modi e tempi degni di un pericoloso narcotrafficante). La notizia che molti non si aspettavano dopo il recentissimo intervento dell’Onu in cui chiedeva al governo argentino di sospendere il processo[1], è arrivata ieri sera attraverso un breve messaggio audio in cui la madre del 31enne, Isabel Huala, comunicava, disperata, l’avvenuta traduzione del figlio a Santiago del Cile ad opera delle forze di sicurezza, e sollecitava a promuovere mobilitazioni presso l’ambasciata, la cancelleria e altri luoghi strategici nel tentativo di fermare l’estradizione. (audio: https://ia801504.us.archive.org/6/items/IsabelHuala_201809/audio%20isabel.mp3 ) 

Il suo è stato però un appello inutile. Dopo le 17 (ora argentina) il lonko della Pu Lof en Resistencia di Cushamen, la comunità Mapuche sorta nel 2015 in un pezzo di terra recuperato dalla grande estancia Leleque di Benetton, é stato prelevato con un elicottero dal carcere di Esquel, dove é detenuto da oltre un anno senza condanna,  e portato all’aeroporto internazionale di Mendoza dove è stato in seguito imbarcato su un aereo e condotto, sotto la stretta sorveglianza di diversi agenti della Polizia Federale, del gruppo Geof (Grupo especial de la Policia Federal) e dell’Interpol, nella capitale cilena.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=16&v=KFWKT-a8Fpk

Ph. kontraInfo.org

Facundo non aveva accanto il proprio avvocato, Sonia Ivanoff, poiché, come lei stessa ha confermato, ha ricevuto la notifica per mail solo quando il suo assistito era già in viaggio: nessuno quindi, né lei né i famigliari di Jones Huala, sono riusciti ad avviare con lui un contatto. Tutta l’operazione si è svolta nella massima segretezza immediatamente dopo la firma apposta dal presidente Mauricio Macri alla richiesta di estradizione ed è stata organizzata in tempi sorprendentemente celeri – manco si trattasse di un pericoloso boss del narcotraffico – dalla ministra della Sicurezza Patricia Bullrich insieme con il capo della Polizia Nestor Roncaglia.

Alla ministra, da tempo nell’occhio del ciclone per le tante bugie dette e scritte, tra gli altri, contro i Mapuche (definiti terroristi che minacciano l’unità della nazione) e nell’ambito delle indagini sugli assassini di Maldonado e Rafael Nahuel perpetrati dalle forze di sicurezza argentine che dipendono proprio dal suo ministero, Facundo aveva inviato pochi giorni dal carcere fa una lettera molto dura, diffusa in Italia dalla Rete internazionale in Difesa del popolo Mapuche, intitolata “Tutto ritorna”. Il lonko è stato estradato in Cile dove sarà processato per alcuni delitti che gli sono stati attribuiti: l’incendio di una proprietà in un fondo a Pisu Pisuè nel 2013 e la detenzione illegale di arma da fuoco di fabbricazione artigianale. In un primo momento con lui erano stati accusati anche altri Mapuche, scagionati subito dopo.

Jones Huala, fa sapere la sua avvocata ad Adriana Meyer di Pagina12, è molto preoccupato per quel che può cadere nelle carceri cilene, tema per la propria integrità fisica. «Lì dentro la tortura è un dato di fatto: non lo sosteniamo noi ma lo ha verificato il comitato contro la tortura dell’Onu lo scorso 9 agosto».

 

 

 

[1] A seguito di un’inchiesta aperta dopo la denuncia presentata dalla legale di Facundo Jones Huala per violazione dei diritti civili e politici