H-Education. Parla il nuovo Ceo: “Rivoluzione in atto, non si può più smettere di essere studenti”
23/06/2017L’intervista. Il manager: “Paese di trucchetti e abusi. La svolta? Puntare sui giovani”
27/07/2017Capita, ogni tanto, di gettare lo sguardo lontano da noi quando, invece, ciò che cerchiamo sta sotto di noi. O, talvolta, sopra, come è successo ai protagonisti della storia che andiamo a raccontare. Tutto ha avuto inizio una sera di otto anni fa quando Nazzareno Ciampini e la moglie Silvana Traini, parrucchieri molto noti a San Benedetto del Tronto, stavano passeggiando come d’abitudine lungo la Riviera delle Palme cercando, con la complicità dell’aria frizzante dell’Adriatico, di trovare una buona idea per valorizzare il loro territorio. “Alla nostra San Benedetto del Tronto manca qualcosa di tipico da far conoscere”, riflettevano. Ad un certo punto, sollevato lo sguardo verso una palma e scorto il suo frutto, Nazzareno aveva avuto un’illuminazione: “Queste palme femmine risalgono al 1400 e possiamo quasi considerarle autoctone: da secoli adornano i giardini delle ville più importanti di San Benedetto”, aveva spiegato con entusiasmo alla moglie: “Perché con i datteri di queste palme non creiamo qualche cosa di unico, di sano? Qualcosa che nasce proprio qui?”.
E così Nazzareno e Silvana si sono rimboccati le maniche, hanno creato una piccolissima azienda e, dopo qualche anno, una originale linea di eco cosmesi a base di datteri della Phoenix canariensis chiamata “Palmea” (dal greco “spalmare”).
“Queste palme originarie dalle Canarie producono dei datteri dalle eccezionali qualità – racconta Nazzareno – dai quali ricaviamo un principio attivo che abbiamo brevettato, il Phoenix Canariensis Fruit Extract, dalle eccellenti virtù anti age”.
Ma facciamo un passetto indietro. “Quando abbiamo deciso di puntare sui datteri di queste palme avevamo bisogno, innanzitutto, di reperire frutti maturi, con la polpa gialla o, ancor meglio, arancione, poichè più vira verso questo colore più è ricca di antiossidanti. Dopo averli trovati da un floricoltore della zona, io e Silvana abbiamo cercato un laboratorio che li analizzasse e, una volta garantita la loro origine bio, siamo andati in una ditta di Bologna per estrarne il succo a freddo, il cui principio attivo è l’ingrediente “principe” delle nostre creme viso e corpo 100% naturali e completamente made in Italy”.
A quel punto per testarli dermatologicamente e per ottenere le più importanti certificazioni di standard etici (Icea, Nickel Tested, VeganOk, Skineco, cruelty free), i coniugi-imprenditori si sono rivolti all’università di Bologna, successivamente a quella di Ferrara e, infine, sono volati negli Stati Uniti. Il resto è venuto quasi da sé con una linea di 18 prodotti viso e corpo acquistabili in 350 punti vendita in Italia (catena Eataly compresa) e all’estero, e con un fatturato di 400 mila euro l’anno.
Con il tempo, nella scala gerarchica aziendale a Nazzareno è subentrato il più piccolo dei tre figli, Alberto, mentre l’attività di ricerca e di sviluppo non ha smesso di affinarsi. “Ci stiamo specializzando sempre di più perché siamo consapevoli che i nostri competitors sono le celebri multinazionali della cosmesi e perchè non vogliamo assolutamente tradire il consumatore con prodotti che sono bio solo sulla carta. Le nostre creme lo sono per davvero: non contengono profumi né coloranti nè conservanti – aggiunge il fondatore di Palmea -. Anche nel packaging prestiamo attenzione alla naturalità, utilizzando shopper e materiale informativo riciclabile e a basso impatto ambientale”.
C’è ancora un ultimo sogno, però, che Nazzareno e Silvana vorrebbero vedere realizzato: “Ci piacerebbe che San Benedetto del Tronto venisse ricordato dai turisti di tutto il mondo per il suo mare, per la sua sabbia, per il buon cibo, il buon vino e anche, perchè no, per Palmea”.
Monica Zornetta (Avvenire, 20 luglio 2017)