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Ormai non sono più solo parole ma ci sono i numeri a confermarlo: l’autismo può diventare il vero nuovo vantaggio competitivo delle aziende sostenibili e il motore di una società più solidale, accogliente, consapevole e inclusiva.

Se, come prevedono diversi studi scientifici, nel prossimo 2050 nel mondo nascerà una persona autistica ogni due (attualmente sono uno ogni 44 secondo il CDC degli Stati Uniti e uno ogni 25 in base al Dipartimento della Salute dell’Irlanda del Nord) è facile comprendere come questa condizione stia diventando un fenomeno sociologico ed economico importante, se non decisivo. «E lo è al punto da rivoluzionare imprese, marketing, prodotti, consumi e, non ultimo, il concetto stesso di sostenibilità», afferma convinto Enrico Maria Fantaguzzi, ex manager riminese padre di un ragazzo autistico, Tommaso, e di una start up molto particolare, LinkAut, che ha l’obiettivo di costruire, attraverso la formazione, relazioni positive con cui migliorare la vita delle persone autistiche e valorizzare dinamiche di mercato virtuose. «Sono relazioni capaci di creare valore condiviso e di favorire la crescita consapevole della comunita’. E’ finito il tempo in cui le aziende parlavano esclusivamente dei propri prodotti: oggi al centro ci sono i valori. Anche il vantaggio competitivo è cambiato e presto non sarà più dato solo dalla sostenibilità ma dalla diversity & inclusion, cioè la capacità di includere ogni individuo e di promuovere le  differenze».

«LinkAut è nata cinque anni fa, quando ho capito che il problema non era gestire mio figlio in famiglia quanto al di fuori, in mezzo agli altri. Ci diamo tanto da fare per renderli autonomi e poi, quando aprono la porta di casa, rischiano di trovare una società che non li accoglie perché non li conosce».

Fantaguzzi spiega che a causa delle “loro” percezioni così differenti dalle “nostre”, ogni uscita “in società” rischia di trasformarsi in un grande problema. Per tutti. «Quando ci troviamo nei luoghi pubblici spesso prevale in noi famigliari la paura di disturbare, di sconvolgere la vita degli altri e ciò è molto frustrante. In Italia le istituzioni stanno spendendo molto per la ricerca sull’autismo – e sono comunque pochi, se rapportati alle reali necessità – ma non investono nell’aumentare la consapevolezza nella società, nel far capire che presto le persone autistiche saranno una parte importante di essa: lavoreranno, metteranno a disposizione le proprie differenti abilità, usufruiranno di un numero sempre maggiore di beni e servizi».

«Prima o poi ogni azienda e ogni attività dovrà adeguarsi: per questo è fondamentale cominciare a riflettere sull’importanza della formazione dei loro compagni di classe, degli insegnanti, dei colleghi di lavoro ma anche dei commercianti, dei ristoratori, dei medici, dei vicini di casa. Ho sempre pensato che sarebbe bellissimo entrare in un negozio e vedere che il personale sa come comportarsi con la persona/cliente autistica, che non cerca per forza il suo sguardo e che fa attenzione a non toccarla, che chiede se il volume di una determinata musica di sottofondo è piacevole oppure dà fastidio o, ancora, se preferisce scegliere il capo in un’altra area del negozio, più tranquilla e confortevole».

Partendo da due semplici domande –  quali sono quei comportamenti capaci di fare da ponte tra la cosiddetta “normalità” e l’autismo?  Come permettere ai clienti di riconoscere le aziende che li adottano? – e coinvolgendo come consulenti due neuropsichiatri, uno psicologo, alcune persone autistiche e i loro famigliari, Fantaguzzi ha dato vita al Protocollo di accoglienza consapevole e, poco dopo, alla start up».

Da Rimini quella che è diventata una vera e propria rete di innovazione sociale si è via via estesa in tutta Italia, arricchendosi con il tempo di servizi customizzati, di una Web Tv, e conquistando premi e riconoscimenti. LinkAut propone pacchetti di servizi marketing per i grandi brands del retailer e prodotti pensati per quei territori dove le aziende decidono di perseguire un obiettivo comune: «Li aiutiamo a creare facilities in grado di rendere quel territorio, quella comunità appetibile. Chi aderisce ottiene una sorta di “bollino di qualità” che aggiunge ai prodotti un grande valore percepito e migliora il valore stesso del brand; inoltre, può cogliere il vantaggio competitivo prima di altri e può trasformarlo in uno scopo sociale aziendale che ha effetti immediati e positivi sul fatturato».

«Con noi ci sono diverse companies (tra queste Terranova, Dentalcoop, Grand Vision, Poormanger) e una cinquantina di piccoli negozi; molti Comuni, inoltre, ci hanno chiesto di fare informazione alla cittadinanza e già lavoriamo con le scuole. Abbiamo capito che chi accoglie bene le persone autistiche accoglie bene tutti».

Sono individui capaci di dare tantissimo alla società e all’economia, conclude Fantaguzzi: «Porto l’esempio di mio figlio, che non legge e non scrive ma lavora e ha una qualità incredibile. Ci ha messo un po’ per imparare la sequenza (assembla kit per il montaggio dei mobili) ma ora il suo margine d’errore è pari a zero. In azienda ci hanno detto: se lo dovessimo misurare considerando il tempo che ha impiegato per imparare, la sua produttività sarebbe bassa ma se lo misuriamo considerando lo standard qualitativo raggiunto, la produttività è così alta che potremmo persino fare a meno del controllo qualità».

Per informazioni: https://linkaut.it/; https://www.facebook.com/linkaut1/.

Monica Zornetta (Avvenire, 4 maggio 2022)