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Non capita tutti i giorni che un’azienda italiana scelga di affidare i propri ruoli chiave alle donne e che continui ad assumerne mese dopo mese, nonostante i drammatici numeri che l’occupazione femminile registra da anni nel nostro Paese e che la pandemia di Covid 19 ha ulteriormente esacerbato. Stiamo parlando della Maeg Costruzioni, impresa trevigiana che si occupa della progettazione e della costruzione di opere civili e industriali in acciaio, di ponti, viadotti e di altre strutture di grandi dimensioni in tutto il mondo, e della sua scelta decisamente controcorrente.

«Non facciamo niente di speciale, non seguiamo una strategia precisa se non quella di investire in maniera sicura su persone competenti, resilienti, con una grande capacità empatica e con la voglia di crescere dentro l’azienda», esordisce Alfeo Ortolan, 62 anni, socio fondatore di questa importante realtà che ha sede a Vazzola, ai piedi delle colline di Conegliano. Un’attività economica a conduzione famigliare la cui storia si intreccia con quella della migliore imprenditoria del nordest e che si esprime non solo con i progetti ma anche con i numeri: chiuso l’esercizio 2020 a 84,2 milioni di euro (nel 2019 erano 83,4 milioni), per il 2021 detiene un portafogli ordini da 110 milioni.

Place Vendôme

«Mentre il comparto produttivo è tutto maschile, i ruoli dirigenziali e di management hanno una forte componente “rosa”: sono donne, infatti, le responsabili del commerciale estero, degli uffici contratti e di quello legale, dell’amministrativo, dell’ufficio acquisti e di gestione del personale, nonché diverse project managers. Nel mondo del lavoro le donne sono erroneamente viste come l’anello debole della catena, quando, invece, riescono a portare a casa risultati che i colleghi maschi spesso sognano», continua Ortolan, che governa l’azienda di 228 dipendenti fondata negli anni Ottanta.

«Le donne non solo sono fedeli all’azienda ma sono anche determinate, tenaci, hanno voglia di migliorare e di crescere; inoltre, sanno affrontare tutte le situazioni, anche quelle più difficili, e raggiungono risultati maggiori e migliori rispetto ai colleghi maschi». L’azienda sta vivendo una fase felice e sta portando avanti molti lavori ad altissima tecnologia tra l’Est e il Nord Europa e il Qatar, «e per seguire le tante opportunità che si apriranno per noi anche sul mercato domestico grazie al Recovery Fund, abbiamo stabilito di procedere con nuove assunzioni entro il 2022. E’ molto probabile che anche quelle saranno donne». Colpisce il fatto che tutto ciò accade in Italia, in un Paese, cioè, in cui una donna su due non lavora, e quando lavora è sottopagata, non svolge attività adeguate al suo percorso di studi e di rado può accedere a ruoli dirigenziali.

Lo stadio Al Janoub

Martina Cingolani, 32 anni, ingegnere civile marchigiano che attualmente svolge la propria attività in Svezia, è una delle figure su cui la Maeg ha deciso di investire fin dal 2015. «All’interno dell’azienda ricopro il ruolo di project manager e mi occupo della gestione delle commesse dall’estero, che significa pianificare il progetto, programmare le attività, organizzare le risorse, monitorare gli avanzamenti e la corretta esecuzione del lavoro», racconta. «Negli ultimi sei anni ho lavorato tra Emirati Arabi e Qatar, dove sono stata l’unica donna a condurre il business. Il mondo delle costruzioni è un settore prevalentemente maschile e specialmente negli Emirati lo spazio concesso alle donne è ancora limitato: ricordo come fosse ieri il primo incontro ad Abu Dhabi per il monumento in memoria di Sheikh Zayed Al Nahyan, primo presidente del Paese. Era la mia prima esperienza all’estero e a pochi mesi dalla laurea conseguita ad Ancona. Durante la presentazione ufficiale del team di cantiere c’erano i committenti, la direzione lavori, i progettisti e gli architetti dell’opera, tutti arabi vestiti in abiti tradizionali; e poi c’ero io: l’unica donna. Confesso che all’inizio non è stato facile farmi valere, essere ascoltata e considerata, ma poi, grazie alla tenacia e al sostegno dell’azienda, ce l’ho fatta. Non ho mai mollato, neanche quando ho visto qualche collega uomo fare un passo indietro e adesso posso dire che i miei piccoli risultati li sto raggiungendo». Lo dimostrano lo stadio Janoub ad Al Wakrah, disegnato da Zaha Hadid, le cupole di Place Vendôme a Doha e le altre opere seguite da Martina.

Il Franchissement Urbain Pleyel

Anche Ilenia Magnabosco, 46 anni, vicentina, responsabile del commerciale nelle zone francofone, è uno dei fiori all’occhiello della Maeg. «Mi ritengo molto fortunata perché so che in Italia non esistono molte aziende così. Qui investono molto sulle donne, danno loro spazio, libertà, autonomia: l’ho capito fin da quando sono arrivata, nel 2018. Io stessa ho avuto e ho molta libertà di movimento e sono molto soddisfatta dei successi che ho ottenuto grazie anche agli strumenti e alle occasioni che la Maeg mi ha dato. Penso, per esempio, all’importantissima Franchissement Urbain Pleyel del famoso architetto Marc Mirmam a Parigi, un lavoro da 50 milioni di euro oppure all’espansione dell’aeroporto di Fort de France, in Martinica».

Monica Zornetta (Avvenire, 2 ottobre 2021)