Intervista al presidente di Confindustria Veneto: «Si deve recuperare competitività»
18/06/2019
Innovazione. L’intelligenza artificiale per irrigare i frutteti. La startup del PoliMi fino al Corno d’Africa
28/06/2019

Sergio Paolin

Se fino a qualche anno fa la carta sembrava destinata a soccombere tristemente alla luminescenza di uno schermo a cristalli liquidi, oggi c’è chi considera questo antico e versatile materiale addirittura una delle grandi “eccellenze del Made in Italy” (quando espressione di alta manualità), insieme alla moda e alla cucina. Sergio Paolin e la moglie Oriella, i fondatori dell’azienda cartaria Arbos che dal 1988 produce artigianalmente carta ecosostenibile e articoli realizzati rigorosamente con materiali di riciclo – ad esempio cuoio e stoffa – nella vicentina Solagna, ai piedi del Massiccio del Grappa, ne sono convintissimi. La loro «cartoleria italiana responsabile», come la chiamano in quest’ angolo della Valbrenta, è un mix di talento “sartoriale”, di creatività, di funzionalità, di innovazione, di storia del territorio. «Non è certamente un caso che Arbos sia nata qui», precisa subito Paolin: «Siamo infatti nella terra dei Remondini, la celebre dinastia di stampatori di origine padovana che già nel Settecento, un secolo dopo aver istituito la stamperia, possedeva cinque cartiere, un centinaio di torchi, una grande libreria a Venezia, perfino agenzie in tutta Europa oltre a mille dipendenti e a un considerevole giro di incisori autonomi e di ambulanti. Era così importante da essere stata inserita da Diderot e d’Alembert nella loro famosa Encyclopédie», aggiunge. «Con Arbos abbiamo voluto recuperare proprio la tradizione che i Remondini hanno lasciato in eredità a questa terra fortunata, culla di altri cartai celebri, come i Tassotti e i Favini».

Nella cartiera Favini, in particolare, Sergio Paolin ha lavorato per circa quindici anni: è qui, tra un rullo e una macchina continua, che ha imparato a fabbricare la carta, «un materiale che amo», e, poco dopo, ha conosciuto Oriella. «Erano gli anni Ottanta: anni in cui in Italia la questione ambientale cominciava a farsi sentire. Era nata Legambiente, da parecchio il Wwf promuoveva l’uso sostenibile delle risorse naturali e l’industria cartaria viveva una nuova stagione: è stato allora che ho deciso di costruire qualcosa di mio e di mettere la carta riciclata e il cartone, anziché la cellulosa pura, al centro del mio progetto imprenditoriale».

Partiti nel 1988 con questa idea, con il tempo hanno voluto puntare anche su altri materiali, tutti fully recycled, e su altre componenti certificate per realizzare i loro articoli legati allo scrivere: per esempio il petrolio, utilizzato da Arbor per la linea Tar Paper, o i prodotti macerati della raccolta cartacea urbana per la Cartapaglia, vera amica dell’ambiente perché la sua lavorazione richiede minime quantità d’acqua e un esiguo consumo di energia. «Ad un certo punto abbiamo incontrato anche i mondi del design, dell’arte contemporanea e del fashion, grazie ai quali abbiamo sondato tutte le possibilità tecniche ed estetiche della carta riciclata. D’altro canto creare oggetti semplici e tuttavia belli da vedere con materiali poveri e certificati è sempre stato il nostro obiettivo principale, e lo abbiamo voluto raggiungere in modo socialmente responsabile: per questo abbiamo appena ottenuto la certificazione B-Corp, così da contribuire alla creazione di un modello alternativo di business, in grado di migliorare la vita delle persone e di salvaguardare l’ambiente».