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19/08/2016Il prezioso chandelier composto di 5.990 vetri e alto 10 metri che, come un fascio di luce turchina e sfaccettata, parte dal soffitto e si estende lungo i tre piani della nuova boutique londinese di Fendi, in New Bond Street, è opera loro. Anche l’altro chandelier, dalle misure leggermente più contenute, che carico di calde sfumature mediterranee sfila accanto alla scala spiroidale nell’altra sfarzosa boutique della maison italiana, in Avenue Montaigne a Parigi, è loro. E lo sono anche le eleganti vetrate floreali che in tutto il mondo arredano hotel di lusso, yacht e dimore private realizzate con una tecnica che si era persa ma che loro hanno fatto rivivere: il tubage.
“Loro” sono i mastri vetrai di Benvenuto, azienda d’eccellenza con sede a Treviso che in questo 2016 compie cinquant’anni. A fondarla nel 1966 è stato il padre di Vittorio Benvenuto, l’attuale titolare, che dopo parecchi anni trascorsi come dipendente di una vetreria artistica a Venezia aveva deciso di mettersi in proprio. “Solo che, all’inizio, lavorava quasi esclusivamente con il vetro edile poiché eravamo in pieno boom economico e si usava così. E’ stato dieci anni dopo, con l’ingresso mio e di mio fratello nella società, che l’azienda ha cominciato a produrre vetri artistici”, racconta il 60enne Vittorio, da venti a capo della vetreria e da trentanove anche insegnante di yoga e meditazione. “Mentre papà rispolverava le proprie vecchie conoscenze artistiche tipo la sabbiatura, l’incisione, la foglia oro, io viaggiavo per imparare altre tecniche, come la vetro fusione a 800 gradi, studiata in Svizzera, o le lavorazioni con le resine. Con noi operavano quattro persone, diventate dieci intorno ai primi anni Duemila e tornate di recente a essere quattro per via della difficile congiuntura che il comparto del vetro artistico italiano sta vivendo: per questo motivo il nostro fatturato è altalenante, varia cioè a seconda dei flussi del mercato. Esportiamo il 90% dei nostri prodotti sebbene, nell’80% dei casi, i committenti sono italiani”. Com’è accaduto con Fendi.
Più che complementi d’arredo, quelle che i maestri d’arte Benvenuto progettano, ingegnerizzano e producono sono opere d’arte, come ha riconosciuto la project manager della casa di moda romana riferendosi allo chandelier inglese. “Rispetto al precedente di Parigi, per il quale abbiamo comunque realizzato cinque prototipi diversi, questo ha richiesto molti più mesi di lavoro, maggiori quantità di vetro e una più sofisticata opera di ingegnerizzazione, considerate le dimensioni e la sua natura di “lampada” sospesa. Prima di Fendi abbiamo lavorato con diversi contract museali, realizzando ad esempio nel ‘92 una parte delle teche dell’ala Richelieu al Louvre di Parigi o, sempre al Louvre, nel 2006, prototipando i 1.850 mq di copertura in vetro del cortile interno del Dipartimento di arti islamiche per lo studio dell’architetto Mario Bellini di Milano, che ha elaborato il progetto insieme con il collega francese Rudy Ricciotti”.
In mezzo ci sono lavori per musei e gallerie di tutta Europa e anni di ricerche per recuperare lavorazioni perdute, come il tubage. “Dopo il bombardamento della storica vetreria milanese Corvaja e Bazzi nel corso della seconda guerra mondiale, di questa tecnica si erano perse le tracce: noi ci siamo impegnati per tre anni per riuscire a trovare gli ingredienti giusti con cui sostituire gli originali elementi (tossici) e la formula esatta per lavorarli a fuoco”.
Efficienza produttiva ma anche rispetto per l’ecosistema. Dopo la certificazione sulla gestione di qualità ISO 9001 l’azienda Benvenuto ha ottenuto anche la certificazione ambientale ISO 14001. “Né l’una né l’altra mi sono state richieste”, ammette Vittorio, “ma le ho volute io, perché sono convinto che tutti dobbiamo fare la nostra parte: nei confronti degli altri, del lavoro e di quell’inestimabile valore che è l’ambiente che ci circonda”.
Monica Zornetta (Avvenire, 17 agosto 2016)