Così al Mit invento le città spaziali
14/11/2019
L’arte che aiuta a crescere l’impresa: così il pensiero creativo entra in azienda
15/01/2020

Dopo aver voltato per decenni la testa, guardato con disprezzo ad altre terre intossicate, ad altri fiumi avvelenati, ad altri paesaggi sfigurati; e dopo aver a lungo finto di non sapere che le  tonnellate di rifiuti nocivi sepolti nel sottosuolo della Campania (ex) Felix erano prodotti dalle sue efficienti imprese, il nord Italia ha cominciato adesso a fare i conti con lo stato di salute del proprio territorio, scoprendolo, all’improvviso, gravemente ammalato.

Inquinamento industriale, devastazioni ambientali, consumo del suolo: sono solo alcuni degli effetti collaterali di un modello di sviluppo adottato, molto tempo fa, in nome di una crescita perenne del Pil, erroneamente considerato unico e onnipotente generatore di benessere. Un modello insostenibile, intrecciato con interventi non di rado criminali nel ciclo dei rifiuti, che ha via via cambiato – probabilmente per sempre – i connotati dei luoghi e messo in pericolo la salute dei cittadini. Prendendo come chiave di volta un’arteria viaria importante come la A4, sorta di simbolo del “dinamico” Nord che unisce il suo ovest con il suo est, il fotografo Luca Quaglia e il giornalista d’inchiesta Luca Rinaldi hanno realizzato un progetto che diventerà presto un libro  grazie a una campagna di crowdfunding. “La Terra di Sotto”, questo il suo titolo, racconta attraverso la fotografia, le parole, la cartografia, gli open data e l’architettura un viaggio ideale lungo poco più di trecento chilometri tra cinquanta siti a forte criticità ambientale, dal Piemonte alla Lombardia fino al Veneto. Discariche abusive, aree industriali dismesse, strade e quartieri sorti sopra terre contaminate, rogge e falde inquinate, depositi nucleari capaci di avvelenare – in caso di fuga radioattiva – la Pianura Padana e l’Adriatico. Accanto alle ferite che si vedono, ci sono anche quelle che non si vedono: è «l’invisibile», affermano gli autori, «di luoghi apparentemente immacolati che nascondono, invece, molecole di morte».

«Il progetto del libro si è sviluppato negli anni intorno a un’idea di Luca Quagliato, che nel 2014 ha cominciato a documentare con la sua macchina fotografica alcuni tra i peggiori casi di contaminazione e inquinamento registrati nel nord Italia», spiega Rinaldi, membro di Irpi, l’Associazione italiana di giornalismo investigativo che collabora con “La Terra di Sotto”. «Io, il cartografo Massimo Cingotti e Matteo Aimini, ricercatore in Architettura del paesaggio, siamo arrivati dopo. Nel volume racconterò il secolo della monnezza ripercorrendo le vicende che hanno portato a queste enormi pressioni ambientali sul territorio della macro-regione padana;  di Matteo e Massimo è invece il saggio che spiega, grazie anche a cartografie inedite, l’evoluzione dei luoghi e dei paesaggi pedemontani in relazione allo sviluppo industriale».

Pagina dopo pagina, “La Terra di Sotto” mostra le immagini della terribile mutazione subìta da troppi luoghi per mano dell’uomo: dalle cave di amianto in provincia di Torino a Cascina Gazzera nel comune di Cerro al Lambro (Mi); dal Petrolchimico di Porto Marghera (Ve) all’ex Selca a Forno Allione (Bs) e a tutti i capannoni incendiati, «così da chiudere in qualche modo», continua il giornalista, «un ciclo dei rifiuti che fa troppo spesso dell’agire criminale la sua cifra».

«Trattandosi di un progetto totalmente indipendente, abbiamo deciso di ricorrere al crowdfunding (in corso fino al 26 gennaio sulla piattaforma Produzioni dal Basso, ndr) sia per finanziare il libro, che uscirà nella primavera 2020 per Penisola Edizioni,  in collaborazione con Urbanautica Institute, sia per far conoscere “La Terra di Sotto” in Italia e in Europa, anche attraverso mostre e seminari nelle scuole e nelle università». Per sostenerlo: https://www.produzionidalbasso.com/project/la-terra-di-sotto/