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Il Rwanda ha fretta di lasciarsi alle spalle le terribili ombre del genocidio di 23 anni fa, e non vuole perdere l’occasione, riassunta nell’ambizioso programma “Vision 2020” lanciato nel 2000 dall’allora presidente Paul Kagame, di trasformarsi in una nazione moderna, caratterizzata da stabilità politica, “reddito medio” diffuso e strategie di sviluppo (anche ambientale) eque e sostenibili che l’hanno portata negli anni scorsi a mettere fuorilegge gli shoppers di plastica e ad ospitare un importante accordo mondiale per la riduzione dei gas serra.

E’ per questo che il Rwanda è stato scelto dai fisici, dagli ingegneri e dai progettisti della ccoperativa italiana Fabbrica del Sole per mettere a regime l’innovativo Off Grid Box, il dispositivo che genera energia elettrica/termica da fonti rinnovabili, che produce acqua potabile indipendentemente dalla rete e che dà segnale Internet, già sperimentato con successo nel 2013 nelle Filippine devastate dal tifone Yolanda, e vicino a Moore, in Oklahoma, rasa al suolo dal passaggio di un potente tornado.

Le prime dieci grandi “scatole staccate dalla rete”, praticamente dei cubi di 2 metri di lato, arriveranno a luglio nel villaggio rurale di Kibaya, a un centinaio di chilometri da Kigali, la capitale rwandese, e ciascuna, una volta installata, darà la possibilità a circa 300 famiglie – costrette, per la mancanza di infrastrutture e di servizi essenziali, a convivere con diverse emergenze – di usufruire di luce, acqua calda e Internet a un costo di 20 centesimi al giorno (per nucleo famigliare), senza dover percorrere distanze lunghissime. Inoltre, rappresenteranno un’occasione di lavoro per molti locali, soprattutto donne.

“Kibaya conosce già le nostre macchine e il loro modo intelligente di sfruttare le risorse naturali – racconta da Boston il fisico quarantenne Emiliano Cecchini, ceo della Sowlis Inc., la società nata di recente negli Usa appositamente per Off Grid Box, nonchè direttore Ricerca e sviluppo dell’aretina Fabbrica del sole, di cui è co-fondatore, e “mente” dell’ingegnoso dispositivo –: lo scorso anno Progetto Rwanda Onlus ne ha donata una al piccolo centro medico locale di primo soccorso Poste de Santé e una alla scuola del villaggio, rendendo le due strutture autosufficienti dal punto di vista idrico ed energetico e migliorando decisamente le condizioni igienico-sanitarie della popolazione. Anche questa volta Off Grid Box diventerà un centro di riferimento importante per il territorio: grazie al sistema pay as you go le persone andranno lì a raccogliere l’acqua potabile, a ricaricare le batterie, e, se intorno c’è anche una rete wi fi, potranno comunicare con il mondo”.

Nella capitale del Massachusetts Cecchini – che nel 2008 ha pure inventato ad Arezzo, la sua città, il primo idrogenodotto sotterraneo urbano al mondo -, c’è arrivato lo scorso gennaio insieme con Davide Bonsignore, 33enne ceo della consociata italiana, e con altri dieci giovani colleghi per lavorare al “programma Rwanda” e per costituire la nuova società. “Dopo l’esperienza nelle Filippine con Oxfam dove, a tre anni dal tifone, sappiamo esserci ancora oltre 300 persone nell’isola di Cebu che sopravvivono grazie ai tre Off Grid Box (trasformano infatti l’acqua del mare o quella di una pozzanghera in acqua potabile, ndr), siamo stati contattati dal più grande start up accelerator del mondo, Techstars, che ci ha immediatamente fatto entrare nel suo network investendo nel progetto diverse centinaia di migliaia di dollari e mettendoci a disposizione molti contatti”, continua il fisico, annotando che “in due mesi trascorsi negli Stati Uniti la nostra proposta ha fatto passi da gigante, del tutto impensabili in Italia.

“In base agli accordi presi con gli investitori spettano a noi le spese per la produzione di questi box, a partire da giugno alla Fabbrica del Sole, e per il loro trasferimento nella “Svizzera africana”, nome con cui il Rwanda è anche conosciuto. Nonostante la Sowlis Inc sia “basata” negli Stati Uniti, abbiamo mantenuto in Italia la ricerca e la produzione. L’esperienza che abbiamo vissuto tre anni fa nelle immense zone rurali del Sudafrica – dove Off Grid Box viene abitualmente utilizzato per irrigare i campi e gli orti – ci ha insegnato che è più economico assemblare parzialmente le macchine sul posto anziché trasportarle tutte intere. Faremo così anche a luglio: una volta a Kibaya ricombineremo insieme le parti e posizioneremo le “scatole” nei dieci luoghi strategici che avremo nel frattempo individuato. Progettiamo di partire per la prima missione ai primi di aprile e di concluderla con successo entro la fine del mese.

A questo proposito rivolgiamo un appello a tutti coloro che operano nel Paese centrafricano: siamo alla ricerca di partners con cui collaborare, siano essi parrocchie, Ong, organismi internazionali, associazioni di volontariato o anche persone comuni. Abbiamo bisogno del loro aiuto, e di quello della comunità locale, per identificare gli appezzamenti di terreno adeguati, per capire dove posizionare correttamente le macchine, per individuare le sorgenti d’acqua, e anche per cominciare ad assumere personale che noi stessi provvederemo a formare. Nel febbraio 2018 sapremo se il modello di gestione Off Grid Box così come l’abbiamo pensato e strutturato funzionerà e, se la risposta sarà positiva, lo estenderemo presto anche al resto del mondo.

Monica Zornetta (Avvenire, 19 aprile 2017)

https://www.avvenire.it/economia/pagine/lumanit-sullalbero-della-vita