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Le mani affusolate delle dieci sigaraie arrotolano le grandi foglie scure di tabacco habanos intorno alla giusta quantità di “battuto” per dare vita ad un sigaro perfettamentre rotondo composto da tre fasce, a prima vista molto simile al toscano ma dal sapore del tutto differente. Dopo queste abili manovre il Nostrano del Brenta,  l’italianissimo “Havana” prodotto regolarmente fin dal 1763 in Valbrenta (Vi) con il tabacco coltivato sui tipici terrazzamenti, prende la strada della maturazione, subendo un processo ad umidità e temperatura controllata che dura dai 40 ai 50 giorni prima di essere confezionato e messo in commercio.

A portare avanti una tradizione cominciata in realtà alla fine del ‘500 con le prime coltivazioni di piante di tabacco a opera dei monaci benedettini di Campese, nel Bassanese, e proseguita nei secoli successivi tra divieti di libera semina, piantagioni proibite, commerci clandestini e condanne per contrabbando dei “pifferi del Brenta” – il loro antico nome – è il Consorzio Tabacchicoltori Monte Grappa, con sede a Bassano del Grappa, in via Divisione Julia. Fondato nel 1939 da Bortolo Nardini, futuro creatore della celebre distilleria, il Consorzio oggi conta 60 associati, tra cui la Regione Veneto, produce quasi interamente a mano 500 mila pezzi l’anno e fattura un milione di euro. Grazie anche alle mani delle dieci sigaraie. “Siamo l’unica cooperativa agricola in Europa a dare ai nostri soci i semi da coltivare, perchè il Nostrano nasce e muore qui”, spiega il responsabile Massimo Zerbo.

“Il tabacco ha avuto una funzione importante nella storia della valle, rappresentando per molte famiglie la sola attività di sostentamento”, aggiunge il presidente, Giorgio Pastorello”. Poiché la Serenissima ha rivestito un ruolo centrale nella vicenda di questo sigaro, i nomi adottati per lui negli anni si rifanno a questa pagina di storia: dal “Doge” a “Casanova”, da “Riserva Ducale” a “Ducale”, da “Giara” (dedicato a Nardini) fino al nuovissimo “Sestiere”, in uscita il 2 maggio. “E per Natale il Consorzio sta creando il “Clandestino”, un sigaro che racconta il travagliato passato di clandestinità della vallata”, conclude Zerbo: “Ad ispirarci è stata la prima condanna per contrabbando di tabacco che la Repubblica veneziana, 151 anni fa, ha comminato ad un abitante di queste zone”.

Monica Zornetta