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Pochi spot – e poche fragranze – sono rimasti impressi nella memoria come il Pino Silvestre della Vidal, in cui un bellissimo cavallo bianco correva libero in riva al mare: tra gli anni Sessanta e Settanta è stato forse tra i più amati del celebre Carosello. Con quel bagnoschiuma dal flacone bicolore a forma di pigna, Vidal è entrato nelle case degli italiani abituati all’uso della saponetta, sposando per la prima volta il concetto di igiene con quelli di freschezza, vitalità, dinamismo. Una vitalità che la famiglia Vidal ha appreso dalla città in cui è nata e cresciuta, Venezia (fino alla fine del 1700 centro della produzione profumiera europea), e che tra aromi ed essenze l’ha custodita per oltre un secolo, arrivando ai giorni nostri insieme con un nuovo nome, Mavive, un nuovo business – la profumeria di fascia alta -, un rinnovato impegno per la sostenibilità e la donazione di decine di migliaia di litri di gel igienizzante a ospedali, case di riposo, scuole e parrocchie per aiutarle a far fronte alla pandemia.

«E’ il nostro contributo a questa battaglia», esordisce Massimo Vidal, fondatore e Ceo della Mavive (acronimo di Massimo Vidal Venezia), «ed è una grande soddisfazione, considerato che lo scorso febbraio abbiamo dovuto riconvertire la nostra produzione pur di non chiudere. Abbiamo accettato questa grande sfida e nel giro di qualche giorno siamo riusciti a sviluppare, a produrre e a distribuire la nuova linea, Ecopure. In occasione dei 120 anni dell’azienda, fondata esattamente nel 1900 da mio nonno Angelo, abbiamo poi voluto donare 120 mila litri del nostro gel a base d’alcol, un litro per ogni anno, ad istituzioni religiose, educative, di assistenza, e ad associazioni di volontariato di tutta Italia».

Facciamo però un passo indietro e torniamo al 1900, a quando Angelo Vidal aveva aperto a Venezia, in un primo momento a San Stae e poi alla Misericordia, il primo laboratorio di commercio di sapone e lisciva per il bucato, di spezie e generi coloniali, «di prodotti, insomma, che allora si usavano soprattutto per la cura della casa», spiega il nipote Massimo. Venezia ha una lunghissima tradizione saponiera e, appunto, profumiera: è qui che il profumo, nel Medio Oriente usato nella sua formulazione oleosa, diventa alcolico. «Intorno al 1932, a causa delle difficoltà di trasporto delle merci, il nonno scelse di trasferirsi in terraferma, a Marghera: rilevò altre imprese locali, assunse del personale e, affiancato dai tre dei nove figli, virò la produzione verso la cura della persona, progettando shampoo, lozioni, creme, colonie e molto altro». Alla fine degli anni Settanta, a seguito di un ribaltamento del fronte azionario, la Vidal passò di mano ma la nuova proprietaria, la tedesca Henkel, dopo poco chiuse la sede di Marghera dando il via a una dolorosa dismissione del personale e a una speculazione immobiliare sui terreni ex Vidal. «La mia storia, in sostanza, comincia quando quella della Vidal si complica: nel 1987 riacquisto dalla Henkel il marchio Pino Silvestre e fondo la Mavive, recuperando tutto ciò che avevo imparato da mio padre ma con, in più, una particolare attenzione ai mercati esteri, settore in cui era avvenuta la mia formazione professionale».

Da quel momento, accanto al Pino si fanno strada altri marchi, propri o sotto licenza come Roccobarocco, Pal Zilieri, Monotheme, Replay, Police, Ermanno Scervino e Furla (appena lanciata sul mercato italiano e asiatico), fino ad arrivare alla creazione di una linea iperselettiva chiamata The Merchant of Venice, accompagnata da un progetto culturale che ha visto la creazione del primo Museo del profumo in Italia. «Abbiamo allacciato rapporti con i Musei Civici Veneziani e ci siamo assunti il restauro di Palazzo Mocenigo, sede del Museo del Profumo oltre che del Costume e del Tessuto. Abbiamo fatto lunghe ricerche sulle destinazioni commerciali della Serenissima nei secoli, le cosiddette Mude, e studiato le essenze che arrivavano dall’Oriente, dal Mediterraneo fino alle Fiandre. Ho avuto la fortuna di avere con me i miei due figli, Lorenzo e Marco, il premio più importante per un’azienda di famiglia arrivata con tenacia alla sua quarta generazione», continua Massimo Vidal. «Abbiamo chiuso il 2019 con 30 milioni di fatturato e, ci tengo a dirlo, abbiamo imparato molto dagli eventi e dagli errori del passato, anche sotto l’aspetto dei comportamenti responsabili e sostenibili: il nostro magazzino e gli uffici sono oggi dotati di impianti fotovoltaici, evitiamo sempre più gli imballaggi non recuperabili preferendo usare packagings green, lavoriamo per rendere tutti i flaconi completamente riciclabili utilizzando solo elementi ecologici, usiamo prevalentemente olii essenziali naturali, anziché sintetici, e ci impegniamo per dare respiro alla raccolta di fiori e piante. Infine, siamo ISO certificati, a garanzia dei clienti con cui operiamo in 90 Paesi del mondo».

Monica Zornetta (Avvenire, 3 febbraio 2021)