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Si sono concentrate soprattutto sull’emergenza sanitaria e sulla preoccupazione per il lavoro le 2.120 richieste di aiuto (su un totale di 4.800 chiamate) arrivate dal 19 marzo al 19 luglio scorsi al numero verde del servizio InOltre della Regione Veneto, attivo tutti i giorni 24 ore su 24 all’ospedale di Santorso, nel Vicentino.

Gli operatori, coordinati da Emilia Laugelli, responsabile dell’Unità operativa di Psicologia clinica ospedaliera, hanno gestito per mezzo di colloqui tutta la delicata parte dell’emergenza Covid e quella legata alle tante conseguenze del lungo periodo di lockdown. «Il primo mese al numero verde 800334343 abbiamo ricevuto la stessa quantità di telefonate che di solito riceviamo in un anno», dice Laugelli: «Nel giro di pochissimi giorni abbiamo perciò dovuto attrezzarci e siamo riusciti a costruire una rete insieme con la protezione civile, i comuni, le forze dell’ordine, le associazioni di categoria e altri soggetti. Eravamo pronti ad affrontare una emergenza, ma non ci aspettavamo di sicuro un fenomeno di questa portata». Se il 38% delle chiamate ha riguardato la pandemia, il 25% si è polarizzato invece sulla paura per la perdita del lavoro, specialmente in vista di quanto accadrà in autunno, o comunque, entro la fine dell’anno.

Dottoressa, chi sono le persone che vi hanno contattato?

Per la gestione dello stress da pandemia non ci sono categorie specifiche: abbiamo avuto famiglie che mai si erano incontrate prima per così tanto tempo e che a causa del Coronavirus hanno dovuto pensare e gestire una nuova genitorialità; ci hanno chiamato  persone anziane alle prese con la solitudine e altre difficoltà o, ancora, coniugi di persone ammalate di Alzheimer. Per quel che riguarda il lavoro, invece, a comporre il numero verde sono state soprattutto donne – pensiamo alle badanti, alle signore delle pulizie, alle madri sole con figli – e i lavoratori in nero o alla giornata, quelli sottopagati o con contratti a tempo determinato o con un contratto non più rinnovato. Si sono rivolte a noi piccole imprese famigliari, anche nel campo della ristorazione: chi aveva bar o locali si è trovato in ginocchio dopo il lockdown, e tutta la successiva parte della messa a norma, anche dal punto di vista sanitario, non ha che peggiorato la situazione. Al nostro servizio si sono rivolti poi i piccoli imprenditori: quel mondo che avevamo trattato anni fa ha ricominciato a farsi sentire, anche perché dall’estero non arrivano più le commesse. Le fasce di età più attive sono state quelle tra i 51 e i 70 anni (il 29%), tra i 31 e 50 (26%) e gli over 70 (13%).

Questa è la terza crisi che InOltre si trova a gestire

In realtà è la quarta. Il servizio è nato nel 2012, nel pieno dello tsunami dei suicidi degli imprenditori veneti, con l’istituzione del numero verde; successivamente abbiamo seguito centinaia di risparmiatori e correntisti truffati dalle due banche regionali, poi è arrivata l’emergenza Covid e ora stiamo vedendo affacciarsi una nuova crisi economica i cui effetti saranno evidenti solo tra qualche mese, quando per i lavoratori terminerà la cassa integrazione e finirà la proroga del blocco dei licenziamenti. Anche nella nostra regione il lockdown ha messo in evidenza fragilità economiche profonde, tanto che in questo periodo stiamo accompagnando molte persone ai Servizi sociali, alla Caritas o alla Croce Rossa.

Monica Zornetta (Avvenire, 27 agosto 2020)